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Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) 2015

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Convegno 11-12 giugno                                                                                                                                                                                                                                     

 

 

 

 

 

 

 

LA CITTÀ COME CURA E LA CURA DELLA CITTÀ

PAESAGGI DELLA SALUTE: SCENARI DELLA TRASFORMAZIONE URBANA

 

Premessa

La nostra ricerca ha come obiettivo la volontà di mettere maggiormente in relazione la trasformazione urbana indirizzata alla sostenibilità con le questioni che riguardano la salute e la prevenzione delle malattie, un tema che non è nuovo per le nostre discipline in quanto, come è noto, il rapporto con la salute è all’origine dell’urbanistica moderna. Nell'800 le questioni riguardavano problemi di igiene e comfort. Oggi invece è l'eccesso di comodità a generare disfunzioni. Le patologie nella società contemporanea sono mutate da infettive a croniche, tanto che l'obesità, il diabete, le allergie e l'asma sono state definite nuove “epidemie”, generate non da virus ma da stili di vita inadeguati. Inquinamento, sedentarietà, errata nutrizione concorrono allo sviluppo di queste patologie. La tradizione neuro-scientifica e metabolica pone  pertanto lo stile di vita come "primum movens" della salute. L'OMS ha individuato l'obesità come “una delle maggiori sfide per la salute pubblica nel XXI secolo” e ha introdotto il parametro dei 5.000 passi giornalieri, per mantenersi sani e dimezzare il rischio di morte.

 

Trasformare l’habitat è quindi un buon modo per facilitare il cambiamento dei comportamenti. Le nostre città concepite per l’automobile nella modernità, devono riorganizzarsi secondo modelli che favoriscano comportamenti virtuosi e garantiscano accessibilità alle strutture del welfare, importante elemento di riconoscibilità della città europea. Appare evidente che in quest’ottica insistere sulla pedonalità e, più in generale, sulla mobilità dolce, debba essere una delle azioni situate al primo posto delle politiche urbane che vogliano coniugare sostenibilità, vita sana e benessere della popolazione, con evidenti ricadute anche sulla spesa sanitaria.

 

Le best practices hanno evidenziato tra gli indicatori di risultato le Green Attitudes e grande rilevanza è data alla progettazione urbana. Casi rilevanti in Europa sono il GWL Terrein di Amsterdam, i quartieri Vauban e Rieselfeld a Friburgo, i noti esempi di Amburgo e Copenhagen. In Italia le pedonalizzazioni e l’attenzione per la qualità dell’ambiente urbano si sono affermate negli anni Settanta per la tutela dei centri storici, ma la sfida odierna, come dimostrano gli esempi europei, riguarda sistemi di rete alla scala metropolitana, che interessino anche le zone più marginali, dove risiede la maggior parte della popolazione e, in particolare, le classi più disagiate spesso più soggette a stili di vita a rischio.

 

Il Convegno vuole indagare alcune relazioni che esistono tra salute, architetture e città e confrontare i paradigmi della modernità con quelli della contemporaneità. Due sessioni, dedicate l’una alle reti, l’altra alle strutture del welfare ospiteranno contributi che mettono in evidenza i temi del modernocontemporaneo.

 

1. STRADE, RETI, GREENSCAPE

Ritornare a pensare la struttura della strada, o come si dice con un termine anglosassone di moda, lo streetscape, vuol dire ragionare su come l'architettura, le aree verdi, gli spazi aperti, il regime di proprietà, l'accessibilità e la permeabilità configurino lo spazio urbano e come gli abitanti lo vivono e lo rendono vitale. Si tratta di un ragionamento che investe la scala territoriale e quella del dettaglio, producendo spazi collettivi con molteplici usi, che contribuiscano a rafforzare l'identità locale dell'ambiente costruito e sociale. Significa prendersi cura della città, come si cura la nostra abitazione. Una riflessione che non è certo nuova per la cultura mediterranea e per i numerosi critici dell’urbanistica moderna.

 

Da quando Le Corbusier ha decretato la mort de la rue nella conferenza del 1934 a Milano, molteplici sono stati gli studi volti a dimostrare esattamente il contrario. Piero Bottoni, Aldo Van Eyck, Donald Appleyard, Kevin Lynch, Bernard Rudofsky, Giancarlo De Carlo sono solo alcuni dei nomi che ci hanno portato a riflettere sull’importanza dello spazio della strada e della sua fondamentale influenza sugli stili di vita. Un insegnamento ancora ricco di spunti per noi oggi che dobbiamo tornare a concepire “strade per la gente” incoraggiandole a percorrerle e abbandonare le auto.

 

In quest’ottica grande importanza rivestono le aree verdi e gli spazi aperti abbandonati - tra, dentro, intorno - che rappresentano un potenziale di rigenerazione per l’habitat sofferente della città contemporanea. Considerate marginali dal dibattito e dalle progettualità istituzionali queste aree sono sempre più teatro di azioni dal basso che ne sovrascrivono ruoli e caratteri, prefigurando nuovi assetti e funzioni, divenendo teatro di inaspettate possibilità. Per quanto si tratti di azioni promosse da piccoli gruppi, gli effetti della loro cumulazione intervengono sui paesaggi e sul corpo vivo della città modificandoli. Imparare dalle pratiche di attività in natura, dai movimenti e fluttuazioni nello spazio della gente, dalle diversificate traiettorie di attraversamento dell’arcipelago metropolitano è un esercizio fertile per il progetto. Queste pratiche contribuiscono al benesse psico-fisico della società e sono utili per delineare e declinare procedure di riattivazione sociale ed urbana.

2. NODI, ATTRATTORI, HEALTHSCAPE

L’idea modernista della separazione per zone disloca nelle aree esterne agli insediamenti delle città i luoghi della cura. I sanatori sono al di fuori del perimetro urbano e perlopiù situati in località collinari dove l’aria è salubre. Il pensiero contemporaneo punta maggiormente sulla prevenzione per evitare di incorrere in patologie e su una maggiore accoglienza del malato nella società, riducendo al minimo l’ospedalizzazione. L'inclusione sociale dei soggetti fragili (soprattutto anziani e persone con patologie croniche) si fonda su un modello organizzativo che mira a integrare  strutture una volta tenute rigidamente divise: istruzione, lavoro, assistenza sanitaria, spazi di socializzazione.

 

Questo significa un nuovo modello di welfare di comunità incentrato su nuovi trend economici e culturali che mirano all’assistenza distribuita nel territorio. Una tale concezione non implica solo la dislocazione delle strutture sanitarie (malati acuti, anziani, malati cronici, ecc.), ma anche l’individuazione di nuove tipologie per il welfare (edifici e spazi),  concepite come attrattori urbani che al proprio interno contemplano una pluralità di funzioni che vanno dal soggiorno terapeutico (anziani e riabilitati post-malattia), alla cura del corpo (attività ginniche), fino agli spazi di socializzazione e tempo libero.

 

Inoltre la coltivazione di prodotti “in proprio” e la distribuzione a km zero, sta diventando in molte città europee e americane, l’occasione per creare nuove architetture concepite come edifici-fattoria contenenti serre, giardini verticali e colture idroponiche. Queste nuove architetture e pratiche urbane favoriscono inoltre la socialità (tra gli anziani, i giovani, l’inserimento degli immigrati) e finanche il recupero psico-neurologico di patologie importanti come autismo e alzheimer.

 

Nuovi orientamenti dello Healthscape che ci parlano di una condizione ibrida e multipolare che si può articolare in un sistema di centralità e nuovi scenari urbani per la salute e il benessere.

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